Gentile Leonardo,
grazie del Suo messaggio.
Da quanto scrive traspare che Lei si stente “strano” e forse in qualche modo sbagliato, ma le esperienze che descrive sono molto comuni nei ragazzi della Sua età e quindi rientrano perfettamente nella “normalità”.
Può succedere che all’inizio con una persona ci sia una forte intesa e un coinvolgimento, ma che poi, superata l’iniziale novità, alcuni scambi di messaggi e conversazioni che prima rappresentavano una sfida, una conquista e una conferma diventino con il passare del tempo ripetitivi e parte di una routine che fa rispondere ai messaggi più per dovere che per piacere, risultando per questo fastidiosi. La cosa più utile in questi casi è essere onesti con sé stessi e con l’altra persona e dire apertamente (se corrisponde a ciò che Lei sente) qualcosa come: “Sai, non ho niente contro di te e non hai fatto niente che non va, ma in questo momento avrei voglia di sentirci un po’ meno, quindi se non rispondo ad un tuo messaggio non ti offendere, perché voglio essere libero di farlo senza sentirmi costretto. Così anche tu saprai che quando parliamo insieme o ti scrivo un messaggio è solo perché in quel momento ne ho sinceramente voglia.”
Probabilmente Lei, Leonardo, è passato dalla paura iniziale di “essere rifiutato” (in cui ogni messaggio di questa ragazza rappresentava una piacevole rassicurazione e conferma) alla paura attuale di “sentirsi intrappolato” (in cui ogni messaggio ricevuto accresce questo timore e Le fa “mancare l’aria”).
Infine il fatto che Lei in questo momento non voglia avere relazioni, si senta bene da solo e non si veda con nessuno nel futuro non mi sembra minimamente sconcertante, perché è frequente e normale. E’ possibile (e probabile) che questa cosa in futuro cambierà, soprattutto se imparerà ad accettarsi e sentirsi bene con ciò che sente in quel momento, senza doversi forzare ad essere o sentire qualcosa di diverso.
Ricordi che il modo migliore per spegnere ogni emozione e desiderio (che sono qualcosa di spontaneo, non razionale e non controllabile) è cercare di forzarsi a provare qualcosa e sentirsi “sbagliati” se non lo si prova: è un po’ come una persona che, faticando ad addormentarsi, continua a ripetersi “Devo dormire, devo dormire!” e in questo modo si rende impossibile rilassarsi e quindi più lo fa, meno gli verrà da dormire.
Dopo anni di lavoro come psicoterapeuta mi è sempre più chiaro che solo quando una persona si accetta profondamente per ciò che è, può iniziare veramente ad aprirsi a nuove possibilità e… a cambiare.
In bocca al lupo!
Dott. Claudio Sessa Vitali psicologo specializzato in psicoterapia ad indirizzo sistemico relazionale ed E.M.D.R.
Tel. 02-29526852 e Cell. 347-8003203