Gentile Barby,
grazie dei Suoi due ulteriori messaggi, che mi sono permesso di fondere in uno solo.
I due argomenti, visualizzazione di siti pornografici e messaggi al cellulare, mi sembrano infatti entrambi riguardare aspetti di un contesto profondamente diverso da quello in cui siamo cresciuti noi quando avevamo l’età dei nostri figli. Il mondo attuale è caratterizzato dall’accesso semplice ed immediato ad una mole di informazioni e immagini pressoché infinita e da una costante connessione con tutti e con tutto. Questa situazione rappresenta un’enorme opportunità, ma comporta anche grandi rischi. Uno di questi rischi è di perdere lo spazio per la riflessione, l’analisi critica e l’approfondimento.
Fino a non molti anni fa si leggeva un libro o si scriveva una lettera e rimanevano poi molti “tempi morti” in cui metabolizzare quanto appreso e formarsi una propria opinione in merito. Ora non più, oggi siamo immersi in un flusso costante di messaggi e informazioni che ci accompagnano sempre. Credo che attualmente uno dei compiti fondamentali dei genitori sia quindi inserire spazi di riflessione e dialogo, in cui potersi confrontare apertamente con i figli sulla realtà che stanno vivendo.
Concretamente, sarebbe utile, a partire dalla scoperta della cronologia internet del computer, provare a parlare apertamente con Sua figlia di sessualità, da donna a donna. So che a volte può risultare non facile e imbarazzante per il genitore, ma è fondamentale instaurare con i figli un dialogo anche su questo tema, senza risultare indiscreti o intrusivi rispetto alla loro vita, ma offrendo una concreta possibilità di confronto rispetto a dubbi, timori e curiosità. Il rischio altrimenti è quello di demandare questi argomenti ad altre fonti di informazione, come internet, che ne possono restituire un’idea completamente distorta.
Rispetto all’uso del cellulare, oggi è facile osservare un bambino di soli due anni utilizzare un telefono giocattolo per fingere di scattare una fotografia o allargare le dita su un’immagine stampata aspettandosi che questa si ingrandisca. I figli imparano dal nostro comportamento e bisogna quindi innanzitutto vedere quale esempio forniamo noi come adulti. Se noi per primi non sappiamo tenere spento il cellulare mentre parliamo o mangiamo con i figli, come possiamo chiedere a loro, che sono nati nell’epoca digitale, di fare diversamente? Sarebbe utile stabilire alcune regole, come tenere spento il telefono durante i pranzi, di notte e mentre si fanno i compiti, ma perché queste regole risultino credibili vanno ben spiegate e soprattutto accompagnate dal nostro esempio.
Il computer e il cellulare non sono diritti acquisiti dei figli, ma strumenti che i genitori gli danno e che possono essere momentaneamente tolti quando mal utilizzati, per inserire una pausa in cui sedersi a parlare insieme di quanto accaduto. Sarebbe importante però che disconnettersi dal resto del mondo per connettersi di più fra genitori e figli non venga visto tanto e solo come una punizione, quanto come un privilegio e una gioia… e questo dipende molto anche dal modo e dallo spirito con cui noi per primi lo facciamo!
In bocca al lupo.